dalle altre riviste





INTERRUZIONE DELLA TERAPIA O SOSTITUZIONE NEI PAZIENTI CON MALATTIE CARDIOVASCOLARI

L’aderenza alle prescrizioni è un fattore determinante della efficacia di una terapia. La Cochrane Collaboration sostiene a ragione che aumentare la aderenza alle prescrizioni può avere un impatto sulla salute dei pazienti superiore a quello di qualsivoglia miglioramento terapeutico. I pazienti spesso interrompono i trattamenti e cambiare prodotto dello stesso principio attivo può aumentare il rischio di interruzione della terapia (non-compliance).
Gli autori hanno analizzato registri amministrativi da 3 regioni italiane per circa 2 milioni di assistiti di ≥18 anni di età, che avevano almeno una prescrizione per simvastatina, ramipril o amlodipina nel periodo 1 gennaio-31 dicembre 2010. Ogni paziente era seguito per 2 anni durante i quali venivano registrate le interruzioni e le variazioni di terapia.
Per più di 30.000 pazienti per ciascuno dei 3 principi attivi, lo studio suggerisce che variazioni di prodotto dello stesso principio attivo sono abbastanza frequenti nei pazienti con malattie cardiovascolari. Questi cambiamenti possono esporre i pazienti ad un rischio maggiore di interruzione della terapia.
Studi come questo, che utilizzano dati dal mondo reale, sono molto utili anche se hanno limiti evidenti: 1) non sono note le ragioni delle variazioni di specialità né quelli di sospensione della terapia; 2) non sono disponibili dati per valutare l’impatto di queste variazioni sugli esiti di questi pazienti. (Roberto Latini)
Fonte: Degli Esposti L, Sangiorgi D, Buda S, Degli Esposti E, Scaglione F. Therapy discontinuation or substitution in patients with cardiovascular disease, switching among different products of the same off-patent active substance: a ‘real-world’ retrospective cohort study. BMJ Open 2016; 6: e012003.




CONTROLLO PSICOLOGICO E SUPPORTO ALL’AUTONOMIA PER BISOGNI PSICOLOGICI NEGLI ADOLESCENTI

La Self-Determination Theory (SDT) è un modello teorico che ipotizza i meccanismi alla base della relazione tra controllo psicologico e supporto all’autonomia da parte dei genitori e il benessere psicologico degli adolescenti. La frustrazione e la soddisfazione dei bisogni psicologici potrebbero fungere da mediatori in questa relazione. L’obiettivo di questo studio era valutare l’impatto del parenting sul benessere psicologico dei figli, ipotizzando un ruolo di mediazione sulla soddisfazione e frustrazione dei bisogni psicologici. 302 adolescenti (137 maschi; 162 femmine), di età compresa trai 14 e i 18 anni, hanno compilato 4 scale che indagavano: controllo psicologico e supporto genitoriale, vitalità, bisogni psicologici, umore depresso. I risultati confermano la mediazione ipotizzata: il controllo psicologico da parte dei genitori ridurrebbe la frustrazione dei bisogni e migliorerebbe l’umore depresso, mentre il supporto all’autonomia aumenterebbe la soddisfazione dei bisogni e la vitalità. In accordo con la SDT e le conclusioni degli autori indicano che la soddisfazione e la frustrazione dei bisogni psicologici degli adolescenti sono ampiamente mediati da modalità di parenting, quali il controllo psicologico e il supporto all’autonomia, con un impatto sul benessere dei figli. Tuttavia, i risultati vanno interpretati con cautela: per esempio, da un punto di vista metodologico. Per dimostrare un esito che abbia una ricaduta clinica, il disegno dello studio dovrebbe essere longitudinale e con strumenti appropriati. Inoltre, è importante tenere in considerazione che le variabili per valutare appropriatamente il benessere psicologico degli adolescenti sono molte, con rapporti complessi fra loro, e che si modificano nel tempo.
(Emilia Cavallo)

Fonte: Costa S, Cuzzocrea F, Gugliandolo MC, Larcan R. Associations between parental psychological control and autonomy support, and psychological outcomes in adolescents: the mediating role of need satisfaction and need frustration. Child Ind Res 2016; 9: 1059-76.




OGNI ANNO, NEL MONDO MILIONI DI ADULTI, BAMBINI E NEONATI SONO VENTILATI MECCANICAMENTE

Nel 1992 Burkhard Lachman pubblica un lavoro ridabendo un concetto, semplice e fondamentale: per ventilare un polmone, indipendentemente dalla tecnica, bisogna aprire e mantenere aperti gli spazi alveolari. Come? Con le manovre di reclutamento. Pochi anni dopo il gruppo di Gattinoni con l’uso della TAC polmonare riesce a quantificare, nella ARDS dell’adulto, quanto polmone è reclutabile e monitorare l’efficacia delle manovre di reclutamento. Questo concetto di Lachmann e il reclutamento polmonare sono importanti anche per trattare la RDS dei neonati. Nel neonato lo studio delle caratteristiche meccaniche e volumetriche del polmone sono più difficili. Il lavoro del gruppo di Monza è molto interessante perché propone la tecnica, non invasiva, della oscillazione forzata (FOT) per studiare le caratteristiche meccaniche del polmone nei neonati ventilati e soprattutto per valutare l’efficacia della manovra di reclutamento controllando la sovra-distensione del polmone. Questa tecnica che valuta l’impedenza del sistema respiratorio, in termini di resistenza e reattanza (Xrs), a loro volta rappresentative dell’elastanza e dell’inerzia del sistema respiratorio, è stata usata contemporaneamente all’ossigenazione e allo studio dell’output del ventricolo destro (RVO) dimostrandosi la guida più sensibile per le manovre di open lung. Un’altra interessante segnalazione che emerge da questo lavoro, già nota ma forse non sufficientemente considerata, è che durante la manovra di reclutamento, se si sovra-distende il polmone, si verifica un’isteresi negativa del RVO. Dato non trascurabile e che può avere effetti negativi data la “fragilità” dei neonati prematuri. Anche se attualmente la FOT sembra di non facilissima gestione, attendiamo con impazienza una applicazione bed side. (Rossano Rezzonico)
Fonte: Zannin E, Doni D, Ventura ML, et al. Relationship between Mean Airways Pressure, Lung mechanics, and right ventricular output during high-frequency oscillatory ventilation in infants. J Pediatr 2017; 180: 110-5.




VOMITO DA GASTROENTERITE ACUTA IN PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO: QUALI FARMACI SONO EFFICACI?

La gastroenterite acuta è una delle principali cause di vomito e uno dei più frequenti motivi di accesso in pronto soccorso (PS) e di ricovero ospedaliero in età prescolare. Le evidenze scientifiche sull’efficacia e la sicurezza dell’uso di antiemetici sono però limitate, sebbene sia frequente l’uso del domperidone.
Nell’ambito di un progetto di ricerca indipendente finanziato dall’Agenzia Italiana del Farmaco è stato condotto uno studio randomizzato multicentrico (Studio ONdansetron vs DOmperidone, SONDO), a cui hanno partecipato 15 centri di pediatria di urgenza/pronto soccorso italiani, con lo scopo di confrontare l’efficacia di ondansetron (0,15 mg/kg), domperidone (0,50 mg/kg) e placebo. Lo studio ha coinvolto un totale di 1313 bambini di età 1-5 anni con accesso in PS per vomito da gastroenterite: 832 hanno risposto alla sola somministrazione di soluzione reidratante orale (ORS), mentre 356 sono stati randomizzati a uno dei trattamenti.
La percentuale di bambini che hanno necessitato di reidratazione endovenosa o tramite sondino nasogastrico (endpoint primario) è risultata del 12% nel gruppo ondansetron, 25% nei trattati con domperidone e 29% nel gruppo placebo.
L’ondansetron è risultato più efficace degli altri due trattamenti anche per le misure di esito secondarie.
In 2/3 dei casi la sola ORS era efficace nel risolvere il vomito: questo intervento dovrebbe essere maggiormente conosciuto e utilizzato dai genitori. L’ondansetron è risultato efficace nei casi non migliorati con ORS, mentre nessuna efficacia è stata documentata per il domperidone, il cui impiego in pediatria è pertanto da abbandonare. (Antonio Clavenna)
Fonte: Marchetti F, Bonati M, Maestro A, et al. , on behalf of the SONDO Investigators. Oral ondansetron versus domperidone for acute gastroenteritis in pediatric emergency departments: multicenter double blind randomized controlled trial. PLoS One 2016; 11: e0165441.