Quante persone hanno avuto l’infezione da Covid-19?
Un’indagine nella provincia di Bergamo

IL CONTESTO E L’OBIETTIVO
Abbiamo sempre pensato che la frequenza della patologia Covid-19 fosse con tutta probabilità largamente sottostimata per vari motivi, soprattutto per la mancata esecuzione di test a tappeto.
Abbiamo perciò deciso di effettuare un sondaggio tra i medici di famiglia, con l’obiettivo di stimare la diffusione della patologia da Covid-19 nella provincia di Bergamo (242 comuni, 1.114.590 abitanti (al 1/1/2019), 719.356 in età 15-64 e 234.053 da 65 anni in su) che come è noto è tra le più colpite da questa infezione.

IL METODO SEGUITO
Grazie alla collaborazione dell’Ordine dei Medici e della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) abbiamo condotto un’indagine trasversale, nel periodo 29 marzo-4 aprile. Ai medici di medicina generale della provincia abbiamo proposto, attraverso la posta elettronica, la compilazione di una semplice scheda di raccolta dei dati relativi al numero di assistiti in carico, di casi di Covid rilevati, e di quanti di questi fossero seguiti a domicilio, quanti ricoverati, quanti guariti e quanti deceduti. Il tutto suddiviso nelle due classi di età 15-64 e 65 e oltre.
Non è stato eseguito un calcolo formale del numero di soggetti necessario, ma a priori abbiamo considerato sufficiente l’adesione da parte di una trentina di medici (dunque di circa 45.000 assistiti).
La novità di questo studio è stata la rilevazione dei casi definiti sulla base dei criteri clinici, e cioè la presenza, con o senza riscontri di diagnostica per immagini e/o di eventuale tampone, di almeno tre dei seguenti sintomi: grave astenia, dispnea, tachipnea (>30/min), anosmia, disgeusia, tosse, febbre, saturazione sPO2 <93%.

RISULTATI PRINCIPALI
Hanno risposto alla nostra indagine 65 medici di famiglia, sparsi per tutta la provincia, per un totale di oltre 96.000 assistiti (70% circa sotto i 65 anni e 30% oltre 65 anni).
Abbiamo così potuto stimare, alla data del 4 aprile, che il 6,7% dei pazienti assistiti (con lievi variazioni tra le due classi di età) aveva in atto o aveva avuto l’infezione da Covid-19, compresi guariti e deceduti; i dati ufficiali (che riscontrano solamente i casi “certificati” dalla positività di un tampone) segnalavano 0,86 per cento.
Tenendo conto anche della composizione per età, possiamo stimare, per la popolazione provinciale al di sopra dei 15 anni, un numero totale di casi pari a 64.068 (IC 95% da 62.318 a 65.818). Ovviamente i numeri sono destinati ad aumentare nel tempo.
Limitando poi l’analisi ai soli colleghi che hanno potuto fornire tutti i dati completi (rappresentano comunque oltre 53.000 assistiti) abbiamo ricavato le seguenti stime.
I ricoverati sarebbero lo 0,2% degli assistiti, che corrisponde, rapportato alla popolazione provinciale assistita, a una stima di oltre 2200 ricoveri dall’inizio dell’epidemia.
17.300 pazienti in isolamento domiciliare pari all’1,8%.
Il 2,4% erano guariti (corrispondenti a circa 22.700 nella provincia).
Una mortalità dello 0,3%. L’età sotto 65 anni avrebbe una mortalità dello 0,04% (4 casi su 10.000 assistiti) mentre tra gli over 65 anni stimiamo 1,2% di mortalità. Proiettato sulla popolazione generale questo si traduce in 3000 decessi circa. A questi andrebbero aggiunti gli oltre 1000 decessi che si sono verificati tra i 6200 pazienti ricoverati presso le Residenze Assistenziali per Anziani.
Per quanto riguarda infine la letalità (deceduti/casi) questa si attesterebbe allo 0,7% al di sotto dei 65 anni, e al 16,5% al di sopra del 65 anni, con una media del 5,6%.

PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA
L’originalità di questa indagine sta nell’avere considerato come affetti da Covid-19 i malati che presentassero una serie di sintomi tipici, anche in assenza di tampone. Si tratta probabilmente del primo sondaggio in Italia a livello di popolazione, mentre fino ad ora abbiamo sempre sentito parlare della malattia dal punto di vista dell’ospedale. Il risultato è che le nostre stime forniscono un numero di casi pari a otto volte circa quello ufficiale.
Purtroppo, come è insito in questo tipo di indagini, si soffre di una non sempre ottimale qualità dei dati: i colleghi erano evidentemente impegnati nel fronteggiare la pandemia, e dunque hanno avuto poco tempo per fornire le risposte, e questo implica un certo grado di imprecisione delle stime. Ciò nonostante in pochissimi casi abbiamo dovuto considerare non attendibile la compilazione.
Un altro serio problema è legato alla non perfetta casualità del campione: anche se non è stata possibile un’analisi precisa della rappresentatività per le varie zone della provincia, presumiamo che i medici impegnati nelle zone a maggior patologia (vedi ad esempio la valle Seriana) fossero anche quelli meno propensi a rispondere, sempre per problemi di tempo, di stanchezza o addirittura di salute. Tra i medici che hanno risposto non vi erano malati di Covid (in caso contrario avrebbero risposto i sostituti).
Infine il nostro studio ha riguardato soltanto soggetti dai 14 anni su; l’estensione ai colleghi pediatri è stata esclusa, in quanto la patologia indagata ha, nell’età infantile, una presentazione clinica e una gravità del tutto differenti.
In conclusione, si è trattato di uno studio, o meglio di un sondaggio, rapido (una sola settimana dall’ideazione alla elaborazione dei risultati) anche se, ripetiamo, non purissimo dal punto di vista metodologico. Esso porta, per la prima volta a nostra conoscenza, un contributo alla stima quantitativa dell’infezione nella popolazione.
Il nostro augurio è che possa essere replicato anche in altre aree geografiche e tradursi in indagini anche più robuste e affidabili.
Roberto Buzzetti
Medico epidemiologo
robuzze@gmail.com
Tiziano Gamba,
Medico di Medicina Generale
Paola Pedrini,
Medico di Medicina Generale
Ivan Carrara,
Medico di Medicina Generale
Guido Marinoni,
Medico di Medicina Generale,
Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi
e Odontoiatri della provincia di Bergamo