Anche i ricercatori hanno il loro Facebook


I concetti di collaborazione e di condivisione delle idee e dei risultati (un po’ meno dei dati) sono da sempre accettati dai ricercatori come volano della loro professione e della intera ricerca scientifica1. Strumenti come per esempio le riviste mediche (compresi gli open access journals), i registri di sperimentazioni cliniche e i database genetici sono impiegati per favorire la circolazione delle idee e la applicazione dei risultati della ricerca. Soprattutto sono strumenti per generare nuove ipotesi di ricerca, per mettersi in contatto con altre persone che lavorano sugli stessi argomenti e per confrontarsi con loro e le loro teorie, riuscendo, nei casi più fortunati, a creare reti per nuovi progetti. Oggi forse questi strumenti non bastano più. Nell’era di Facebook, dei social network e dei social media, nuovi strumenti capaci di creare relazioni e aggregare persone in base ai propri ambiti di ricerca iniziano a farsi largo 2.
Tra i sistemi di social networking ResearchGate (www.researchgate.net) è senza dubbio quello più noto. Lanciato nel 2008 oggi è frequentato da oltre 1,7 milioni di ricercatori di tutto il mondo e di tutte le aree di ricerca, con una maggiore presenza di ricercatori che afferiscono al campo medico e biologico. Come in un Facebook dedicato, gli utenti hanno a disposizione diversi strumenti che facilitano l’identificazione di altri ricercatori appassionati ai medesimi argomenti e la comunicazione tra loro. Altri strumenti permettono poi di “fare gruppo” e condividere informazioni, idee, interessi e materiali non pubblicati altrove. Per favorire la promozione del lavoro di ricerca che si sta svolgendo, il profilo di ciascun utente è in grado di illustrare l’elenco delle pubblicazioni di cui è autore o coautore, oltre al consueto curriculum formativo e professionale. Attraverso il motore di ricerca si può accedere a oltre 10 milioni di articoli scientifici, 45 milioni di abstract, 13.000 domande classificate attraverso tag a cui sono associate molteplici risposte che arrivano dalla community. La propria rete di contatti può essere alimentata decidendo di “seguire” le attività di un iscritto al social network, così come avviene su Twitter diventando follower di qualcuno o su Facebook quando si diventa “amico” di un altro utente. Naturalmente questa può essere alimentata anche partendo dalla lista dei contatti disponibile sui maggiori servizi pubblici di posta elettronica (come Google Mail, Yahoo e Hotmail) che si è deciso di utilizzare. Il sistema ospita anche uno strumento efficace di bookmarking attraverso cui archiviare (e condividere con la propria sottorete) la letteratura scientifica di interesse. Tale sistema può anche essere automaticamente alimentato partendo da sistemi di social bookmarking (come per esempio Delicious o Connotea) già in uso.
Altri social network per ricercatori hanno visto la luce dopo l’attivazione di ResearchGate. È il caso di Academia.edu (www.academia.edu), un social network dove 1,6 milioni di ricercatori e docenti universitari condividono e commentano online articoli (oltre 1,5 milioni), libri e appunti per le lezioni universitarie oppure di Mendeley (www.mendeley.com), una piattaforma di social networking che, accanto agli strumenti partecipativi, mette a disposizione gratuitamente un software che permette di gestire citazioni bibliografiche con funzioni simili a quelle offerte dai sistemi a pagamento come EndNote e Reference Manager.
Eugenio Santoro
Laboratorio di Informatica Medica
Dipartimento di Epidemiologia, IRFMN Milano
eugenio.santoro@marionegri.it

BIBLIOGRAFIA
1. Santoro E. Web 2.0 e social media in medicina: come social network, wiki e blog trasformano la comunicazione, l’assistenza e la formazione in sanità. Seconda edizione. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2011.
2. Santoro E. Facebook, Twitter e la medicina.
Roma: Il Pensiero Scientifco Editore, 2011.