Servizi 0-6

Una proposta per un sistema che tuteli
i diritti di tutti i bambini e tutte
le bambine a salute, educazione
e cure responsive


PREMESSA

Sappiamo che a un anno di vita i bambini sono già disuguali. A volte per stato di salute, spesso per competenze cognitive e socio-relazionali. A tre-quattro anni queste differenze divengono ancora più ampie e continuano poi ad accrescersi negli anni successivi. Le diversità di opportunità offerte dall’ambito familiare e dalla comunità attraverso i suoi servizi costituiscono la causa di queste diseguaglianze, tanto precoci quanto difficilmente reversibili, e spesso con effetti intergenerazionali.

Nella realtà italiana, la carenza di politiche e interventi a supporto delle famiglie aggrava le diseguaglianze già presenti in base al reddito del nucleo familiare e alla condizione di occupazione e livello di istruzione dei genitori, soprattutto delle madri. Se la qualità e la distribuzione dei servizi socio-sanitari già presentano notevoli disparità territoriali, pur nell’ambito di una sostanziale universalità di accesso, i servizi educativi e quelli culturali sono tutt’altro che universali e con ancora maggiori differenze territoriali: 3 bimbi su 4 non hanno accesso al nido o a una biblioteca con sezione ragazzi, con un drammatico divario tra Centro-Nord e Sud.

Le misure e le risorse (sebbene significative) contenute nel PNRR non saranno sufficienti ad assicurare a tutte le bambine e i bambini che vivono in Italia pari opportunità educative nei loro primi, fondamentali anni, tenendo anche conto che la pandemia ha aggravato le iniquità già esistenti e ne ha create di nuove.

Quand’anche le risorse fossero sufficienti ad assicurare, in tempi ragionevoli, un accesso universale al nido, questo non basterebbe a prevenire diseguaglianze, esposizione ad ambienti ed eventi avversi, esclusione sociale. Dei nuovi nati occorre infatti prendersi cura ben prima dell’accesso al nido, attraverso un supporto alle risorse e alle competenze dei genitori.

L’ambiente familiare resta infatti il principale fattore condizionante il presente e in buona parte il futuro dei nuovi nati. La ricerca ci dice che è possibile rendere l’ambiente familiare, quindi in primo luogo i genitori, più informati, più attenti, più responsivi ai bisogni, più capaci di fornire opportunità di sviluppo, e meno violenti nelle parole e negli atti.


TRE LINEE DI INTERVENTO

Si possono individuare tre fondamentali linee di intervento in grado di contribuire a costruire, nei territori, un “sistema 0-6” in grado di dare un adeguato supporto alle famiglie coinvolgendo tutti i settori. Le tre linee di intervento sono strettamente collegate tra loro e sinergiche rispetto alla finalità di creare a livello dei territori un sistema 0-6 capace di assicurare promozione, prevenzione e protezione e di supportare bambine e bambini e le loro famiglie.

Questi interventi integrano le altre misure di supporto al reddito delle famiglie con figli e alla conciliazione lavoro-cura già approvati (vedi assegno unico), in parte in corso di definizione e attuazione, e comunque necessari.


Linea 1

La prima linea consiste nel pieno coinvolgimento del sistema socio-sanitario ai fini della promozione efficace di una genitorialità responsiva fin dalle prime epoche della vita, le più cruciali.


Linea 2

La seconda linea, che si basa su un’ampia mole di studi e ricerche effettuate in campo internazionale e sull’esperienza attuata in Italia dai Centri per Genitori e Bambini attivati in alcune Regioni, da alcuni Centri per le Famiglie e dal Progetto “Un Villaggio per crescere” attivo dal 2018, consiste nella creazione di spazi per genitori e bambini a partire dai loro primi mesi, dove i genitori, con il supporto di educatori professionali, sono introdotti a pratiche d’interazione di qualità quali lettura condivisa, gioco, espressione artistica e musicale, con un approccio che ha dimostrato di produrre benefici significativi sia sui bambini che sui genitori.


Linea 3

La terza linea, che comprende le prime due e ne costituisce il meccanismo attuatore, è volta a realizzare modelli territoriali di collaborazione e integrazione tra servizi sanitari educativi, sociali e culturali che siano in grado di fornire alle famiglie - tutte - informazioni e percorsi di accompagnamento finalizzati a sostenere le competenze genitoriali.


RISORSE

La realizzazione di quanto esposto richiede sia l’adozione di una concezione nuova di integrazione attorno al bambino e alla famiglia da parte dei servizi, sia risorse aggiuntive, da realizzare anche in forme di collaborazione e scambio di esperienze a livello europeo. Il primo aspetto richiede un impegno finanziario minimo e compatibile con le risorse attualmente disponibili. Consistenti risorse aggiuntive vanno invece previste per creare e rinforzare servizi attualmente inesistenti o carenti nell’organico, dai nidi ai servizi socio-sanitari territoriali, agli spazi per le famiglie, alla stessa pediatria di famiglia, laddove attualmente carenti. Le risorse vanno reperite sia tramite l’utilizzo di quanto già previsto in leggi e piani esistenti, sia in nuove misure. Di seguito una prima elencazione di massima, certo non esaustiva, e mirante a sottolineare l’esistenza di risorse a cui attingere, alcune già nei prossimi mesi.

Per il settore sanitario: il Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025 (in particolare gli obiettivi strategici da 1.1 a 1.6). Soprattutto nelle sue declinazioni regionali, che sono attualmente in corso di definizione, il PNP costituisce un’ottima opportunità per sostenere tutti gli interventi descritti, in particolare per integrare gli interventi e assicurare formazione. E il PNRR per la parte finalizzata al rinforzo dei sistemi sanitari territoriali (missione 5), che va integrata per la parte che riguarda infanzia e adolescenza e per la parte finalizzata al sostegno alle famiglie vulnerabili (missione 6). Alcune azioni possono essere integrate nel sistema di Sorveglianza 0-2 già attivo a cura dell’Istituto Superiore di Sanità.

Per il settore educativo: quanto previsto dal D.Lgs del 2015 relativo al sistema educativo integrato 0-6, che del sistema nel suo complesso costituisce un elemento fondamentale e, laddove esistente, può costituirne l’asse portante. E il PNRR per la parte finalizzata ai nidi (missione 4), che va integrata da criteri e meccanismi distributivi perequativi rispetto all’attuale situazione, oltre che da un supporto alle attività di progettazione e gestione, soprattutto nei territori dove in passato si sono registrate difficoltà nell’utilizzo dei fondi sia europei che nazionali.

Per il settore sociale: quanto previsto dalla legge n. 328/2000, e recentemente, in merito al sostegno alle famiglie vulnerabili (linee guida ministeriali, progetto PIPPI) e al rafforzamento del servizio sociale, previsti anche dal PNRR.

Per il settore culturale: quanto previsto dai programmi di sostegno alla lettura (Nati per Leggere, Nati per la Musica), piani regionali di supporto alla lettura esistenti in diverse Regioni, piani e progetti supportati dal Centro Nazionale per il Libro e la Lettura e di promozione dell’accesso delle famiglie con bambini ai servizi culturali attuati in diversi Comuni.

Queste azioni, molte delle quali sostenute anche dall’11° Rapporto della rete CRC e dalla mozione approvata in Parlamento nell’aprile scorso, possono infine trovare collocazione, e sostegno ulteriore, nell’ambito degli interventi previsti dalla Child Guarantee per le aree e i gruppi svantaggiati.

Certo, muoversi verso un sistema integrato e con azioni concrete lungo queste linee, che portino a sistema le progettualità migliori già esistenti, evitando quindi di proseguire prevalentemente su una strada di bandi e progetti su scala limitata e con un orizzonte temporale definito, richiede una visione e una capacità di coordinamento che solo un’Agenzia nazionale per l’infanzia, dotata di competenze scientifiche, tecniche, e con una sufficiente indipendenza e autonomia può attuare con efficacia, continuità ed equità distributiva.





Il testo completo della proposta è consultabile sul sito

www.csbonlus.org