mai più SENZA  Mtc  


L a vaschetta in cima al servo muto ne è colma. Così il fondo del cestino di stoffa messicano: compongono l’ultimo strato sopra chiavi di case traslocate, motorini venduti, biciclette rubate, vecchie sedi di case editrici, pile scadute. Lo stesso avviene nelle tasche di giacche a vento primaverili e giacconi invernali, a costruire una stabile e metallica base a scontrini del supermercato, ricevute del bancomat e fazzoletti stropicciati. Il gestore della fonte dell’acqua di Monte Sacro non li accetta più nonostante un litro costi zero novanta. Neanche il fruttivendolo bengalese che, pur di non averli in cassa, arrotonda per difetto. I distributori automatici, i caselli autostradali e i parchimetri per la sosta hanno smesso da tempo di accettarle. La stessa Zecca li guarda con sospetto e se ne vuole liberare, anche perché per produrne uno se ne spendevano 4 e mezzo. Insomma: i miei due centesimi non li vuole più nessuno e saranno diventati duemila ma è come non averli.

Sembra che il solo posto dove i due centesimi abbiano corso legale è internet. Chiunque si sente autorizzato – o addirittura invitato dai propri follower – a presentare all’incasso i propri my two cents. Per gli amici mtc.

I mtc si differenziano dai post ordinari o dai commenti ai post di amici e conoscenti perché sono incursioni in territori diversi da quelli quotidianamente frequentati. In altri termini: io potrei relativamente a buon diritto dire qualcosa – mettiamo – di editoria o comunicazione scientifica, e mi sentirò comunque libero di offrire i mtc sugli aspetti tecnici o atletici della convivenza tra Abraham e Belotti. O sull’ammissibilità giuridica dello sbarco selettivo dei migranti nei porti siciliani. O sull’opportunità della trivellazione dell’Adriatico. O sulla correttezza della laurea in tempi brevi di un’influencer milanese. E così quasi all’infinito. Magari aprendo le mie riflessioni non richieste con l’espressione “devo dire”, che come notava Giuseppe Pontiggia è un ottimo “esempio di sopraffazione non richiesta”. Qualsiasi paragone con le discussioni al bar o nello spogliatoio del calcetto è fuori luogo per chiunque ricordi come si svolgevano (quando ancora ce la facevamo, a giocare a calcetto): “ma che * dici”, e la questione si chiudeva lì.

Il rumore di fondo in Rete è tutto un tintinnare di mtc di cui faremmo volentieri a meno. Aprissero uno sportello alla Posta dove depositarli: si formerebbe una bella fila di influencer e basterebbe scegliere una filiale diversa o cambiare orario per avere un po’ di pace.

Ldf – luca.defiore@pensiero.it