Cent’anni di solitudine

Maurizio Bonati

maurizio.bonati@ricercaepratica.it


 Molti anni dopo, di fronte
al plotone di esecuzione,
il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato
di quel remoto pomeriggio
in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere
il ghiaccio.


Gabriel Garcia Márquez,

Cent’anni di solitudine1 


Cent’anni: un tempo mentale, un tempo cronologico, una distanza che separa Macondo, la mitica città dei Buendía, dal resto del mondo. La solitudine: intesa come corrispettivo dell’incapacità di amare e di offrire solidarietà; la solitudine che accompagna l’uomo per tutta la vita. La solitudine come risultato dell’indifferenza. Elementi del vivere umano che hanno fatto riflettere intere generazioni e che anche gli eventi quotidiani ci costringono a considerare.

Nel 1924 la popolazione in Italia era di 39.916.756 e le femmine eccedevano di 347.000 unità i maschi. I nati: 1.124.470, i morti: 662.870, con un saldo naturale di + 461.800. Tasso di natalità 28,2 per 1000, speranza di vita alla nascita: 51,5 anni. Al 31 dicembre 2022 la popolazione in Italia ammontava a 59.030.133 persone, con 1.392.221 femmine più dei maschi. I nati vivi: 393.333, i morti: 715.077, con un saldo naturale di - 321.744. Tasso di natalità 6,7 per mille abitanti, speranza di vita alla nascita 82,6 anni. Nel 2022 la popolazione di 100 anni e oltre contava 19.714 persone, di cui 16.427 donne (83%). Il primato italiano spetta a Milano dove ogni duemila abitanti uno è centenario e l’86% sono donne. Nel censimento del 1921 non era presente nessun centenario.

Lo sviluppo demografico e la struttura per età sono cambiati profondamente, non solo in Italia2. L’invecchiamento della popolazione e la diminuzione della fecondità fa dell’Italia uno tra i Paesi al mondo con la quota di anziani più elevata insieme a Germania, Spagna e Giappone. Ovviamente ci sono altri modi e sguardi per leggere la storia e la solitudine delle persone “uniche”; una solitudine di cui non c’è traccia nei bollettini demografici attenti e interessati all’insieme della popolazione anziana.

Cent’anni fa nascevano Marcello Mastroianni e Luigi Nono, Rossana Rossanda e Loris Fortuna, Franco Basaglia e Giulio Alfredo Maccacaro per rimanere in Italia e limitarsi ad alcune personalità dell’area artistica, politica e della medicina. Personalità che hanno caratterizzato per unicità il loro contributo alla vita e per la solitudine di essere minoranza rivoluzionaria contro l’indifferenza. Tutti, a loro modo, prodighi affinché “l’impossibile diventasse possibile”, con “la nostalgia del futuro”, tutti “matti sani” che hanno cambiato un poco l’Italia. Ognuno condannato a una interiore solitudine determinata dall’essere “punto di riferimento” per molti, per un ideale umano. Mastroianni con la capacità di spaziare in rappresentazioni cinematografiche estreme, dalle drammatiche alle comiche3; Luigi Nono tra i massimi rappresentanti dell’avanguardia musicale4; Rossana Rossanda che intese la politica come educazione sentimentale5; Loris Fortuna per la conquista dei diritti civili6. Con la continuazione della guerra in Ucraina e l’interminabile conflitto in Palestina non si può dimenticare anche il centenario Danilo Dolci che con la forza della non violenza è stato uno dei personaggi più significativi dell’azione sociale, culturale e pedagogica in Italia negli anni ‘50 e ‘607. Così come un pensiero va a Lidia Menapace, altra centenaria, la partigiana pacifista, antimilitarista8.

Giulio Maccacaro e Franco Basaglia, microbiologo di formazione il primo, neurologo e libero docente in psichiatria il secondo, che contribuirono a caratterizzare, nell’ambito della medicina due aree “nuove” la statistica medica e la psichiatria sociale. Due rivoluzionari nella pratica, diversi per formazione culturale e professionale, accomunati nel porre come prioritario il malato e non la malattia, in una realtà in cui “la malattia è l’essenza e il malato l’accidente”. Partendo dalla soggettività del malato per risalire il più a monte possibile nella scala delle casualità e delle cure9. Un cambio di Gestalt10 lento e faticoso che non ha ancora trasformato la pratica dei percorsi di cura, dove addirittura la One Healtha e la medicina di precisione11 (terapie e cure basate sulle differenze individuali, dovute alla genetica, all’ambiente, alle caratteristiche del microbioma e dello stile di vita delle singole persone) risultano oggi procedimenti di “frammentazione” e non di unificazione per rispondere in modo appropriato ai bisogni del paziente. L’individuazione nella persona dei bisogni sociali non soddisfatti e dei bisogni di salute ha caratterizzato la costituzione di Psichiatria Democratica prima (1973) e Medicina Democratica dopo (1978) – l’atto di costituzione di entrambe avvenne a Bologna – come parte dell’attività sino ad allora svolta rispettivamente da Franco Basaglia e Giulio Maccacaro12. Movimenti “democratici” perché partecipativi nel documentare, anche con metodologia scientifica appropriata, le diseguaglianze nella salute e i determinanti di queste, e nel costruire azioni e iniziative per la garanzia dei diritti umani, a partire dalle popolazioni più fragili.

Giulio Maccacaro fu un antesignano nel riconoscere le enormi possibilità offerte dalle nuove tecnologie in ambito medico quali le applicazioni biomediche del calcolo elettronico, delle applicazioni della statistica e della biometria. Nell’adoperarsi per quel salto di paradigma della medicina, come scienza e come pratica: il passaggio dalla cura alla prevenzione. Una medicina preventiva trasversale a tutte le aree della vita di una popolazione, con una particolare attenzione e investimento per la salute sui luoghi di lavoro13.

La legge 13 maggio 1978, n. 180 in tema di accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori, redatta da Bruno Orsini, psichiatra democristiano, è giustamente associata alla figura di Franco Basaglia (legge Basaglia). “La legge 180 è stata rivoluzionaria perché, prima nel mondo, ha aperto le porte dei servizi di assistenza psichiatrica e ha chiuso i manicomi. Ma soprattutto lo è stata perché ha restituito dignità e diritti alle persone che erano rinchiuse, iniziando a vedere l’individuo nella sua interezza e non solo come malato” scrive Rebecca De Fiore nell’editoriale di Recenti Progressi in Medicina del marzo 202414. Vero, ma non solo. La stagione delle riforme degli anni Settanta andava oltre gli specifici ambiti delle materie che regolavano le nuove leggi che erano lungimiranti, frutto di una politica competente e preparata. L’attività di Basaglia ha definito il campo di lavoro, il target, il mandato della psichiatria15. La storia della disciplina psichiatrica è una storia recente. Una storia caratterizzata da ritardi, da timori e dall’ignoranza in tema di salute mentale, e dai soprusi nei confronti dei pazienti psichiatrici e delle rispettive famiglie. La salute mentale non è mai stata un’area di investimento o di interesse dell’Accademia italiana, anzi durante il fascismo si caratterizzò per l’abolizione, istituita da Giovanni Gentile, della psicologia dalle lezioni di medicina. Bisogna arrivare al 1959 perché venga istituita a Milano da Carlo Lorenzo Cazzullo, un neurologo, la prima cattedra di psichiatria italiana. Sempre ad opera di Cazzullo la separazione della psichiatria dalla neurologia avviene in Italia il 29 aprile 1976 con la legge nº 238. Un cambio di Gestalt che manca ancora alla neuropsichiatria italiana dell’infanzia e dell’adolescenza. Franco Basaglia fu allontanato e si tenne lontano dall’Accademia, sebbene la riflessione e la condivisione con alcuni amici e sodali (minoranze universitarie come Hrayr Terzian e Franco Panizon) abbiano contribuito a definire il suo percorso per una prassi anti-istituzionale di quella esperienza “non-psichiatrica” che fu l’”istituzione negata”16. Basaglia non fu né un maestro né un seguace dell’antipsichiatria. Più che con i teorici inglesi dell’antipsichiatria (per esempio, Ronald David Laing17 e David Cooper18) o francesi (per esempio, Pierre Félix Guattari19, Roger Gentis20) ebbe scambi e confronti con il movimento internazionale di psichiatria sociale e transculturale, per esempio quello di Julian Leff21. La “rivoluzione” di Basaglia ruotava attorno a concetti e valori attuali quali comunità, prossimità, assistenza domiciliare, approccio integrato che riguardano l’intera medicina e non solo la salute mentale. L’abolizione del manicomio rimanda ad un percorso di cure che deve essere prevalentemente territoriale a partire dalla prevenzione. Un approccio non diverso da quello ribadito drammaticamente dalla pandemia Covid-19. La configurazione organizzativa e funzionale a cui rimanda la legge 180 è quella di servizi psichiatrici della Comunità, lontana dal modello corrente dei Dipartimenti di Salute Mentale, ma vicina alle potenziali Case della Comunità. Una rivoluzione mancata, ma necessaria.

Ricordare l’attività di Giulio Maccacaro e di Franco Basaglia non è (solo) rendere omaggio a due centenari di nascita particolari, ma ricordare che la rivoluzione per il riconoscimento dei diritti, anche quello alla salute e allo stare bene e meglio, passa dalle piccole e faticose imprese quotidiane fatte anche di “punti di riferimento”. Dimostrare che tra i determinanti della salute mentale (Basaglia) o della salute sul lavoro (Maccacaro) sono da contemplare anche i rapporti di potere sociali, quindi anche della politica, ha costituito una vera innovazione che necessita ancora di essere appieno recepita e attuata. Non è mai troppo tardi per attivare innovazioni sebbene, in quanto tali, richiedano perseveranza e fiducia, come la storia di un altro centenario di nascita ci insegna: Alberto Manzi. Con la trasmissione Non è mai troppo tardi, negli anni tra il 1959 e il 1968, ogni giorno nel tardo pomeriggio, insegnò a milioni di italiani analfabeti a leggere e scrivere22. Un appuntamento atteso da migliaia di persone che, di ritorno dai campi e dalle fabbriche, prendevano carta e penna, si sedevano al tavolo della cucina per seguire le lezioni d’italiano del Maestro Manzi. Manzi offrì, con una pedagogia innovativa, una possibilità di riscatto a oltre un milione di persone che conseguì, grazie alle sue lezioni, la licenza di scuola elementare. Quella licenza elementare paragonabile alla scoperta del ghiaccio da parte di Aureliano Buendía1, al Marco Cavallo del manicomio di Trieste di Basaglia15, al campanile di Codogno di Maccacaro13. 


BIBLIOGRAFIA

1. Márquez GG. Cent’anni di solitudine. Segrate (MI): Mondadori, 2021.

2. Istat. Storia demografica dell’Italia dall’Unità a oggi. https://webpub.istat.it/progetto/storia-demografica-italia/documento

3. Mastroianni M. Mi ricordo, sì, io mi ricordo. Bologna: Cineteca di Bologna, 2018.

4. Nono L. La nostalgia del futuro. Scritti scelti 1948-1989. Milano:
Il Saggiatore, 2019.

5. Rossanda R. La ragazza del secolo scorso. Torino: Einaudi, 2020.

6. Pagano G. Loris Fortuna. Quel «matto» sano che riuscì a cambiare l’Italia. Acireale (CT): Bonanno, 2017.

7. Dolci D. Fare presto (e bene) perché si muore. Trapani: Di Girolamo, 1954.

8. Menapace L. Canta il merlo sul frumento. Il romanzo della mia vita. Manni: San Cesario di Lecce (LE), 2015.

9. Cosmacini G. Presentazione In: L’impegno di Giulia A. Maccacaro per una nuova medicina. Milano: Medicina Democratica, 1997.

10. Spinsanti S. Il precario equilibrio del cambio di Gestalt dovuto a Franco Basaglia. Recenti Progressi in Medicina 2024; 115: 125-6.

11. World Health Organization. One Health. https://www.who.int/europe/initiatives/one-health

12. AA.VV. Medicina di precisione. Recenti Progressi in Medicina 2016; 107 suppl. 01, Forward.

13. Maccacaro GA. Per una medicina da rinnovare. Milano: Feltrinelli, 1979.

14. De Fiore R. Franco Basaglia e la riforma psichiatrica: una legge per tutti. Recenti Progressi in Medicina 2024; 115: 117-8.

15. Basaglia F. Scritti 1953-1980. Milano: Il Saggiatore, 2023.

16. Basaglia F (a cura di). L’istituzione negata. Torino: Einaudi, 1968.

17. Laing RD. Mi ami? Torino: Einaudi, 1976.

18. Cooper D. Il linguaggio della follia. Milano: Feltrinelli, 1979.

19. Deleuze G, Guattari F. Mille piani. Capitalismo e schizofrenia. Napoli: Orthotes, 2017.

20. Gentis R. Contro l’istituzione totale. Roma: Savelli, 1974.

21. Leff J. Psichiatria e culture. Una prospettiva transculturale. Milano: Sonda, 2008.

22. Manzi A. Non è mai troppo tardi. Bologna: EDB, 2017.

 

a. La One Health è un approccio ideale per raggiungere la salute globale affrontando i bisogni delle popolazioni più vulnerabili sulla base della relazione tra la loro salute, quella degli animali e l’ecosistema, considerando l’ampio spettro di determinanti che da questa relazione emerge. La One Health è riconosciuta ufficialmente dal Ministero della Salute italiano, dalla Commissione Europea e da tutte le organizzazioni internazionali quale strategia rilevante in tutti i settori che beneficiano della collaborazione tra diverse discipline (medici, veterinari, ambientalisti, economisti, sociologi, ecc.)11