Quale regolamento tra interessi pubblici e privati in farmacia?

La proposta presentata da Garattini, Nobili e Manucci offre un’analisi completa e strutturata atta a uniformare la regolamentazione delle farmacie di comunità nei Paesi dell’Unione Europea. Condivido pienamente la necessità di una riforma che dia nuova veste al settore farmaceutico, rendendolo più equo a livello europeo, sia nel rispetto del singolo cittadino che, soprattutto, nel rispetto dei professionisti della salute. Con il percorso di studi effettuato, il farmacista è a tutti gli effetti un professionista della salute, ma questo riconoscimento negli ultimi anni ha perso ogni tipo di significato. Tuttavia esistono realtà italiane in cui il farmacista rappresenta ancora il primo punto di riferimento per il cittadino, ancor prima del medico di medicina generale. Proprio per questo ritengo necessario ed essenziale presentare un percorso formativo aggiuntivo atto a specializzare, qualora lo desideri, il farmacista nei campi medico-sanitari.

Sono favorevole alla proposta di ridurre la durata degli studi a un ciclo triennale e non più magistrale, in quanto ciò consentirebbe al farmacista un ingresso più rapido nel mondo del lavoro, come accade per l’appunto nel resto d’Europa; propongo tuttavia di affiancare al percorso triennale un corso specialistico biennale, al fine di preservare e valorizzare la figura del farmacista e al contempo stesso specializzarlo. Tale specializzazione dovrebbe essere facoltativa e consentire a coloro che lo desiderano di sviluppare competenze avanzate nel campo della farmacovigilanza, nella gestione dei farmaci per la terapia di malattie croniche o nella consulenza nutrizionale. Al giorno d’oggi, infatti, i farmacisti rinunciano spesso a seguire percorsi specialistici a causa dell’eccessiva durata degli studi, che tende a ritardare di molto l’ingresso nel mondo del lavoro, se rapportato ad altri corsi di studi che forniscono competenze per lo svolgimento di mansioni di pari grado. Un farmacista specializzato in nutrizione clinica, ad esempio, come anche un farmacista specializzato in ambito ospedaliero, deve affrontare un percorso di studi della durata di nove anni, senza tenere conto di eventuali ritardi; la prima ragione per cui molti colleghi rinunciano ai corsi di specializzazione non è lo scarso interesse, ma la mancanza di tempo. L’approccio suggerito da Grattini consentirebbe, pertanto, al farmacista un rapido accesso al mondo del lavoro, mantenendo il suo status di professionista della salute con tutte le competenze necessarie richieste, valorizzando sia il ruolo del farmacista “generalista” sia quello del farmacista esperto in settori specifici. La riduzione degli studi potrebbe altresì portare ad avere più professionisti specializzati di quanti noce ne siano oggi giorno, e la salute pubblica ne gioverebbe.

La proposta di liberalizzare la proprietà e il numero delle farmacie, così come quella di uniformare i margini di distribuzione con tariffe fisse uguali per tutti, è razionale e necessaria; è opportuno, tuttavia, tenere conto degli effetti negativi che una liberalizzazione potrebbe avere sui farmacisti già attivi.

Concordo con l’analisi secondo cui la duplice natura delle farmacie, tra presidi sanitari ed esercizi commerciali, ha portato a una prevalenza su territorio nazionale di questi ultimi. Questa tendenza potrebbe rientrare attraverso una regolamentazione che incentivi i farmacisti a offrire sempre più servizi seguiti da un’adeguata remunerazione. Negli ultimi anni è stata introdotta la farmacia dei servizi che qualifica maggiormente il farmacista che lavora in questo ambito, ma la remunerazione non è pari al servizio prestato od offerto. Basti pensare agli anni del covid; i farmacisti si sono battuti in prima linea e si sono esposti a contagi diretti, senza percepire variazioni nella loro remunerazione. Il servizio prestato ha arricchito le farmacie, ma non il singolo farmacista operatore del servizio. Nel resto dell’Europa ciò non avviene, quindi sarebbe opportuno uniformare anche questo aspetto.

In conclusione la proposta di uniformare la regolamentazione delle farmacie dell’Unione Europea rappresenta un’importante opportunità con il fine di eguagliare il settore farmaceutico e il lavoro del farmacista, tuttavia credo che sia essenziale una transizione graduale. Ridurre il percorso di studi affiancandolo a un corso di specializzazione potrebbe giovare al sistema. Come farmacista sono entusiasta del potenziale che mostra questa iniziativa e spero che possa tradursi in una valorizzazione del ruolo del farmacista che purtroppo sta perdendo ogni tipo di attrattiva da parte delle nuove generazioni.

Jasmine Hashem

jasmine.hashem@gmail.com

Garattini L, Nobili A, Mannuci PM. Public regulation of private pharmacies in the European Union: time for a logical solution for retail distribution. Intern Emerg Med 2024; 19: 1525-8.

The time has come to adopt a common regulation in all the EU countries for community pharmacies, a private branch of health care whose baseline characteristics are similar throughout the EU countries and thus could be easily harmonized regardless of the different types of health systems. Our proposal is aimed at finding a sustainable, long-term trade-off between the private interests of community pharmacies and the public interests of health systems.