Ma chi li tutela oggi i bambini?

di Paolo Siani

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Tra un po’ non si parlerà più della piccola Elena, la bambina uccisa dalla mamma a Catania, ma la sua drammatica storia deve imporre delle considerazioni.

Infatti era evidente che la mamma, che ha partorito quando era ancora un’adolescente, con un compagno un po’ più piccolo di lei, aveva bisogno di essere sostenuta e aiutata sin dalla nascita di Elena.

Era evidente che, dopo la separazione dal compagno, avrebbe avuto bisogno di un aiuto dalla sua comunità.

E se poi picchia la bambina al punto da procurarle una frattura alla gamba, vuol dire che ci sono tutti i segni di allarme che avrebbero dovuto far scattare attorno a quella famiglia una rete di aiuto e di sostegno.

E invece non è accaduto, o comunque non è accaduto in tempo.

Lo Stato arriva sempre dopo.

Se si decidesse finalmente di attivare la semplice visita domiciliare per tutti i nuovi nati nella prima settimana di vita da effettuare da una assistente visitatrice figura ancora esistente sotto la denominazione di Assistente Sanitario, sarebbero stati evidenziati immediatamente i fattori di rischio per la famiglia di Elena che prima che si tramutassero in concrete azioni rischiose sarebbero potute essere previste, contrastate ed evitate.

Se si vuole davvero investire in capitale umano non si possono trascurare le nuove famiglie e i bambini, non è sufficiente l’aiuto economico, che pure è utile, servono servizi di prossimità e serve farlo presto, è da qui che si deve iniziare a costruire un vero capitale umano.




Bambini in carcere

È stata approvata in Commissione Infanzia e Adolescenza del Parlamento Italiano la proposta di legge a mia prima firma che vieta la permanenza in carcere ai bambini di mamme detenute.

L’istituzione delle case famiglia protette sarà l’unica scelta per far scontare la pena a una donna in stato di gravidanza o con un bambino fino a 6 anni di età. È previsto, infatti, adesso, l’obbligo per il Ministero della Giustizia di stipulare con gli enti locali convenzioni volte a individuare le strutture idonee ad ospitare case famiglia protette, alternative agli istituti a custodia attenuata per detenute madri (ICAM), ai quali si continuerà a fare ricorso soltanto laddove esistano esigenze cautelari di particolare rilevanza. L’ICAM, che è pur sempre un carcere, offre però una sistemazione più accogliente per il bambino, senza fare sconti di pena alla mamma detenuta. La proposta di legge, piuttosto avanzata rispetto agli altri Paesi europei, offre uno strumento giuridico per dimostrare che il Parlamento vuole lottare per tutti gli innocenti, iniziando proprio dai bambini. Ora bisognerà fare in modo che venga in fretta esaminata anche dal Senato prima che termini la Legislatura, per non rendere vano un lavoro lungo e difficile, durato oltre due anni.
Fa ben sperare l’intervento della Ministra della Giustizia Marta Cartabia, che ha dichiarato quanto segue: “Ho sostenuto la proposta di legge di iniziativa parlamentare Siani con molta convinzione perché, credo, come ho detto anche in altre occasioni, che in carcere non ci debba rimanere nemmeno un bambino”. Molto resta ancora da fare per rendere le nostre carceri luogo di rieducazione, così come stabilisce la Costituzione. Ma quello appena compiuto è un primo passo che tutela in via prioritaria i diritti dei bambini.


Le opinioni espresse dall’autore sono personali
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