Festival



Della mente. Del giornalismo digitale.   Dei popoli. Della crescita. Del fundraising. Del food & science. Del viaggiatore. Del lavoro. Della partecipazione. Dei diritti umani. Della fotografia etica. Della poesia. Delle generazioni. Dell’economia. Del silenzio. Dell’innovazione digitale. Della fiaba. Dell’Oriente. Del sole.   Dello sviluppo sostenibile. Della città impresa. Della migrazione. Delle colline torinesi.   Delle letterature. Della filosofia. Del giornalismo culturale. Della scienza online. Della cultura tecnica. Del futuro. Dello spazio. Dell’economia circolare. Dei diritti. Della bellezza. Delle serie tv. Dell’acqua. Del teatro off. Del disegno. Del cioccolato. Dell’economia civile. Delle periferie. Delle trasparenze. Del verde e del paesaggio. Del circo. Dei giovani. Della biodiversità.   Dello sport. Della mente locale. Della letteratura e musica in collina. Della musica sull’acqua.   Del Franciacorta. Del beat. Delle religioni.   Del whisky. Dei sensi. Della piccola e media editoria. Della cultura di Alassio. Dei laghi lombardi. Dell’aquilone. Delle città.   Del peperoncino. Dell’energia. Della letteratura per ragazzi. Della psicologia. Del diritto. Delle arti intermediali. Del cinema partecipatorio.   Del giardino. Delle arti. Del vino. Degli informatici senza frontiere. Dei film sulle malattie rare. Del fumetto. Della memoria.   A proposito di memoria, di sicuro ne saranno sfuggiti diversi.

In Italia ci sono 7904 comuni ed è probabile che di festival ce ne siano ancora di più perché alcune città ne organizzano molti. Il festival è un volano dell’economia. Non solo ai festival si mangia, ma con i festival si mangia, garantiva la ricerca del bocconiano Guido Guerzoni qualche anno fa. Se investi 500 mila euro per il festival della mente, ne tornano 3 milioni e mezzo.   Uno studio sul salone del libro di Torino – a suo modo un festival pure quello – ci dice che per ogni euro speso ne tornano più di 40.   Lagioia, insomma.

Il successo dei festival è anche la consacrazione dell’esperto. La celebrazione della narrazione del sapere individuale, concessa con aria compiaciuta o più spesso rassegnata da un consumato professionista ad un uditorio plaudente. Per ottimizzare le spese, capita che la stessa persona venga spostata da una piazza a un teatro, da un cinema ad un’arena offrendo opinioni su argomenti diversi, non sempre basate su eguale conoscenza. Il festival rischia d’essere l’incoronazione dei protagonisti dei talk show, la legittimazione dei punti di vista,   il riconoscimento delle competenze per acclamazione.

Ah ecco, ero sicuro ce ne fossero di più:   c’è l’Ennesimo, il film festival di Spezzano.

Ldf – luca.defiore@pensiero.it